recensioni cd anno 2006

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hurlantmilitia
view post Posted on 21/8/2008, 16:01





DAVID GILMOUR "Smile" - EMI

Due songs, tali "Smile" tratta dall'album "On An Island" e "Island jam" fanno parte di questo due tracce che sicuramente non dovrà mancare nella collezione dei numerosi fan della scuderia pinkflodiana: buon ascolto !


DAVID GILMOUR "Arnold Layne" - EMI

Un incontro tra vecchi amici, per ricordare chi non c'è più ma che rimarrà sempre presente nella mente dei tanti fans sparsi per il mondo e che hanno vissuto pienamente le atmosfere e le emozioni musicali e filosofiche dei PINK FLOYD. Due versioni della title-track registrate al Royal Albert Hall nel maggio del 2006 con la partecipazione del "Duca bianco" David Bowie e naturalmente di alcuni componenti della band dello scomparso Syd Barret, cui dedicano questo lavoro, tali Richard Wright e David Gilmour. La terza song "Dark globe" registrata, sempre dal vivo durante il tour della stagione estiva.

PFM "Stati di immaginazione" - SONY/BMG

L'emozione che si materializza in note musicali quando nella propria mente passano immagini, di oggetti, fotogrammi di luoghi, di ricordi, spazi e vecchie pellicole di film: questo è il sunto che scaturisce dal lavoro realizzato dal gruppo in questione che non ha bisogno, assolutamente, di ulteriori presentazioni, visto quello che ha rappresentato e che rappresenta per la musica italiana e non solo quella. Otto storie che lanciano dei messaggi sullo stato delle cose che le stesse trame rappresentano e per quello che le medesime potrebbe, con il passare del tempo sviluppare. Una lettura musicale di tali stati emozionali che sfociano nelle note musicali che la Premiata Forneria Marconi realizza e ben confeziona in questo lavoro costituito da una prima parte in musica e la seconda in video. L'aria che si respira mentre scorrono le immagini ed il relativo supporto musicale sono le stesse emozioni che la band di Mussida, Di Cioccio, Djivas, Premoli, nonostante lo scorrere delle lancette del tempo, dei cambiamenti di formazione, hanno regalato e continuano a regalare a cultori della buona musica.


SPOCK' BEARD "Spock' Beard" - INSIDEOUT/KIZMAIZ

Il gruppo statunitense realizza un nuovo album, facente parte di una lunga serie di sonorità musicali dedite alla ricerca di un suono progressive di ottima fattura, che conferma il buon operato ed il sistema strutturale, sia dal punto di vista letterario sia musicale che la band fondata dai fratelli Morse. Nonostante l’assenza, ormai da due anni, dall’uscita musicale in questione, del cantante e compositore Neal Morse, il gruppo riesce a proseguire il proprio marchio musicale, anche in virtù di tale importante assenza, confermando quanto detto, anche con i due precedenti lavori, tali “Feel Euphoria” ed “Octane”. Essi rappresentano una sorta di variazione rispetto alle precedenti uscite musicali pur se ancorate sui principi musicali che il gruppo professa a tutt’oggi, di cui è testimonianza risulta l’opening-tk “On A Perfect Day”. Un percorso che avvolge il sistema uditivo nei circa 78 minuti di questo quattordici songs, indirizzate ad una ricerca poetica e musicale sempre posizionata su canoni progressive-rock, come d’altronde si può evincere nell’operato di ”Skeletons At The Feas” o di “Rearranged” , altra importante testimonianza che riporta alla mente memorie di un glorioso passato scritto dai GENESIS o dai mitici YES. Interessante anche l’ascolto anche della suite “As far as the mind can see”, il cui percorso sonoro supera abbondantemente i sedici minuti e che si suddivide in quattro atti, c’è da evidenziare anche che il lavoro in questione si pone l’obiettivo di visitare musicalmente anche altre aree musicali del panorama rock come gli aspetti che ricordano momenti di hard&blues di “Is This Love”, “Sometimes They Stay, Sometimes They Go”, “Wherever You Stand” o gli aspetti ricercati di “All that’s left” che riportano alla mente buoni ed eleganti esempi di prog di chiaro stampo statunitense a cavallo tra i ‘70’s e gli anni ottanta.


UNLEASHED "Midvinterblot" - STEAMHAMMER/KIZMAIZ

Ritorna il ruggito del mai domo leone scandinavo con questo assalto composto da quindici colpi di artigli che hanno il loro start iniziale con “”Blood of lies”.
Il quadriumviro di Johnny Hedlund si distingue positivamente nell’arena compositiva di questo nuovo lavoro che avrà modo di scaraventare con veemente violenza nei prossimi live-act ai metal kids ed ai seguaci della congrega scandinava.
I sermoni in questioni si susseguono in modo violento scagliati con brutale veemenza dal pulpito vichingo in modo aggressivo come il vento gelido che soffia tra i fiordi del nord Europa.
La struttura risulta potente, aggressiva, elementi caratteristici per il suono in questione, anche se a volte il gioco sulle sei corde si lascia andare ad intrecci classici o virtuosismi chitarristici degni di altre sfere metal che nel complesso non diaspiacciono, anche se potrebbero fare un poco storcere il muso ai più oltranzisti.
Comunque la band nordica scrive un altro capitolo degno di essere collocato nel metalrama in questione, nonostante qualche critica gratuita, ma a questo stato di cose ci siamo … ormai … abituati … da tempo, purtroppo.




HELLOWEEN




Light the Universe

STEAMHAMMER/KIZMAIZ


Gradito ritorno della band tedesca, composta dal singer Andi Deris, dalle due asce Michael Weikath e Sascha Gerstner, Markus Großkopf (basso) ed il nuovo componente tale Dani Löble (drums ex-RAWHEAD REXX), con questo singolo composto da quattro tkx, di cui l’ultima in versione video clip, tale “Light the universe”.
La opening title track ospita un nome eccellente, quello di Candice Night, presente nel progetto BLACKMORE’S NIGHT del mitico Ritchie (DEEP PURPLE, RAINBOW), si prosegue poi con il live-act “If I could fly”, registrato in Brasile in quel di Sao Paolo e la conclusiva “Revolution”, questi i segnali che la band trasmette in attesa del doppio cd e dvd live programmati per il 2007!



CELTIC FROST




Monotheist

CENTURY MEDIA


C’è sempre, da parte dello scrivente un certo senso di riverenza nell’ascoltare un prodotto musicale realizzato da un gruppo, nella fattispecie gli svizzeri che hanno rappresentato uno spartiacque, insieme ai CIRITH UNGOL, tra la scena nordica e quella di tutti gli altri combo sparsi per il globo terrestre posti al bivio tra le tematiche oscure e quelle di una certa avanguardia.
A distanza di anni, dopo l’uscita di “Vanity/Nemesis”, era l’anno domini 1989, ritornano con "Monotheist" prodotto, dopo la parentesi APOLLYON SUN, composto da undici sermoni nella versione in questione, mentre in quella su vinile si annovera un’altra omelia, tale ”Incantation against you“.
Facendo i conti tra cabala ed aspetti filosofici il sipario si apre idealmente con la danza onirica di “Down in


Ashes” che, se vogliamo, pur non rispettando la scaletta del prodotto in questione, rappresenta il ricominciare delle pulsazioni del battito cardiaco della creatura elvetica caratterizzato nella fattispecie da flashes di cori female che ne rincarano la prospettiva esangue.
Lo start iniziale spetta a “Progeny” che rappresenta la sintesi legata al verbo che contraddistingue il percorso letterario della band del fiero Tom "Warrior" Gabriel Fischer quello del periodo posto al bivio tra "Into The Pandemonium" e "To Mega Therion” .
Il suono oscuro e d’avanguardia degli elvetici procede lento, inesorabile lungo tutto il percorso di questo nuovo ed interessante lavoro, dove il tempo sembra essersi fermato, prigioniero delle angosce ritmiche ed emotive che la congrega del paterfamilias Tom Gabriel “Warrior” riesce a trasmettere dal pulpito sonoro caratterizzato dai sermoni in questioni che ammaliano l’ascoltatore da “Progeny” alla conclusiva “Winter (Requiem, Charter Three: Finale)”… che l’angoscia continui!!!.





TERRORIZER




Darker days ahead

CENTURY MEDIA


I leggendari grinders ritornano sulle scene dopo una parentesi di diciassette anni con questo secondo lavoro composto da songs tritacarne in chiaro stampo hold style, of course .
Sono stati insieme ai CARCASS ed ai NAPALM DEATH i pionieri del verbo grind-core ed entrambi i gruppi militanti nella giovane allora label musicale albionioca della Earache Records di Notthingam, patria del leggendario Robin Hood.
Si ricorda ancora come certa stampa (stampa? … meglio stendere un velo pietoso) non riuscendo a comprendere la composizione artistica di tale dettato musicale ebbe a bocciare impietosamente tali lavori sonici, ben strutturati sotto ogni punto di vista.
Si è purtroppo parlato al passato, in quanto c’è da registrare la morte del chitarrista Jesse Pintado, avvenuta il 27 agosto scorso, all’età di soli 37 anni, nella cittadina olandese di Ridderkerk , dove risiedeva da tempo, per gravi problemi di alcolismo presso l’Erasmus MC Hospital, a seguito di coma diabetico.


Ci sembra doveroso ma al contempo doloroso questo epiteto per il sei corde nato il 12 luglio del 1969, ora nel mondo dei più, e che ha avuto il merito di devastare la scena insieme ad Oscar Garcia, voce blasfema e corrosiva che potete ben mettere alla prova ascoltando i prodotti dei NAUSEA ma anche il quattro corde David Vincent ed il drummer Pete Sandoval in seguito ai MORBID ANGEL.
Il percorso di guerra del combo statunitense è caratterizzata da una serie di demo-tapes e di due lavori distanziati da solo diciassette anni di distanza uno dall’altro, di cui il primo must “World Downfall” per la giovane label albionica Earache: tale lavoro sentenziò il passaggio di Jesse ai NAPALM DEATH che con tale band registra “Harmony Corruption”, “Utopia Banished” (1990), “Utopia Banished” (1992), “Fear, Emptiness, Despair” (1994), “Diatribes” (1996), “Inside the Torn Apart” (1997), “Words from the Exit Wound” (1998), “Enemy of the Music Business” (2000) e “Order of the Leech” (2002).
Troviamo lo stesso Jesse Pintado a far parte della line up dei LOCK UP, combo grindcore insieme al quattro corde Shane Embury dei NAPALM DEATH, Peter Tagtren degli HYPOCRISTY, Nick Barker dei DIMMU BORGIR (ex CRADLE OF FILTH) .
Premesso doverosamente tutto ciò passiamo al lavoro oggetto di questa amara recensione “Darker days ahead”, costituito, come si diceva in apertura da truci riffs e caratterizzato dodici tkx, comprensivi di intro “Inevitabile” ed outro, la conclusiva “Ghost train”.
All’interno di questa stesura sonora troviamo anche una rivisitazione, tale “Dead shall rise”, un classico del repertorio della band statunitense reso ancor più accattivante rispetto alla versione originaria, un vero e proprio hammer in testa che ti fà schizzare la massa celebrale dalle orecchie, che in questo lavoro assume le nuove sembianze di “Dead Shall Rise V.06”.





VEXED




Hellblast extinction

ASHEN PRODUCTIONS


Il gruppo di Varese realizza 16 tkx, uscito nel mese di giugno, comprensivo di intro caratterizzato da una marcia tipicamente death/thrash con alcune reminescenze Bya Area come si può evincere nell’ipnotica “Necrogenesis” e tale lavoro si snoda nell’arco di circa cinquantadue minuti e realizzato per la label austriaca.
Dopo tre albums “Destruction warfare” (2004), “Nightmare holocust” (2003) ed “Endless Armageddon” (2002) giungono a questa nuova release caratterizzata da sedici songs di cui la restante parte on stage.
Il suono riecheggia atmosfere thrash Bay Area sostenute da ritmie death come nel dettato musicale di “Necrogenesis” che per certi aspetti riportano alla mente gente tipo SARCOFAGO, NECRODEATH, KREATOR,cui li omaggiano con “Pleasure to kill”, anthem storico per il gruppo teutonico.
Altri sinistri presagi si possono avvertire in “Requiem aeternum”, “Bastard decade”, elementi che fanno ritornare alla mente le tipologie compositive proprio di quel suono rozzo, per restare in argomento … da nicchia, seguono poi una serie , sette, live acts che la band ha deciso di inserire su questo lavoro.



WHITE SKULL




The ring of the Ancients

SPV/DRAGONHEART


Continua il percorso narrativo da parte della band in questione che dopo aver esaltato le gesta dei popoli vichinghi e di quelle dei centurioni romani, il quintetto italiano continua il suo iter musicale, con un altro concept, indirizzato questa volta nella sfera storica che riguarda le popolazioni celtiche.
Ascoltando le dodici tkx si rimane come d’incanto avvolti in una trilogia che riguarda tale popolo: quella diretta a battaglie epiche, leggende e misteri, elementi questi caratterizzati dalle sonorità power metal che riecheggiano nell’aria l’urlo di battaglia di altre agguerrite tribù come ad esempio quella degli ARMORED SAINT. Anthems di sicuro impatto emotivo sono lo start iniziale di “Ninth Night”, “Guardians”, “Head Hunters”, le narrazioni epiche di “Valhalla” e “Marching to Alesia”.



ANGRA




Aurora Conseurgens

SPV/DRAGONHEART


A distanza di due anni dal precedente “Temple of shadows” vi è il gradito ritorno dei brasiliani con questo piacevole 10-tkx diretto da atmosfere rock-progressive e naturalmente dirette da virtuosismi sulla lama delle sei corde che ricordano ad esempio per tonalità compositive alcuni aspetti dei DREAM THEATER come in "The Course Of Nature" o le sequenze power speed di "Salvation/Suicide" o "The Voice Commanding You", insomma un buon responso per un gruppo che calca le scene sin dal 1992.



KAMELOT




One cold winter’s night

SPV/DRAGONHEART


Dalla performance dello scorso 11 febbraio a Oslo viene pubblicato il primo prodotto on stage della band confezionato su un doppio cd che propone il meglio che la band in questione ha potuto regalare ai propri seguaci.
Esempio di tutto ciò è la stesura sinfonica della track "Center Of The Universe", caratterizzata da duri duelli chitarristici che “soffocano” le keyboards, ma non da meno sono le altre tkx inserite in questo prodotto come “Soul society”, “Moonlight”, "The Edge Of Paradise" che riporta alla mente antiche atmosfere tipicamente made negli anni settanta di stampo anglo-sassone, ad esempio DEEP PURPLE, ne ricordano i potenti riffs come in “Nights of Arabia” . Insomma un buon prodotto musicale che non deluderà i fans non solo della band in questione ma anche quelli del genere musicale cui il gruppo si dedica con forte spirito di abnegazione.


RHAPSODY OF FIRE




Thriumph or argony

SPV/AUDIOGLOBE


Il quintetto base, dopo alcune vicissitudini legali legate al precedente moniker, quello dei RHAPSODY, realizza questo prodotto indirizzato ad un suono di symphonic power metal, che vede al suo interno l’iperattivo Luca Trilli, caratterizzato da 11-tkx che ad un primo ascolto risultano non adatti a contenere l’impatto ritmico delle precedenti stesure realizzate dal combo giuliano come “Legendary Tales” su base tipicamente power metal, anche se la investitura avviene con la seconda stesura “Symphony of Enchanted Lands” che continua con “Symphony of Enchanted Lands II: The Dark Secret” .
Ritornando al lavoro attuale c’è da evidenziare la presenza di una nutrita orchestra come verificatasi nella precedente stesura sonora questo uno dei punti di riferimento rispetto alle precedenti esperienze anche se l’intro di “Dar-Kunor” ci introduce in scenari che riportano alla mente il miglior Mel Gibson in “Brave Heart” per poi andare in un continuo crescendo degno di del mondo epico di “Conan il Barbaro” interpretato dall’impavido e bellico Arnold Schwarzenegger.
“Triumph or Agony” alquanto teatrale nella sua stesura sonora, “Il canto del vento” con voci e musiche senza tempo, “The Mystic Prophecy Of The Demonknight”, un vero e proprio anthem in chiara chiave metal anche se orchestrato: questi alcuni degli assaggi di queste undici portate ritmiche.



RAISING FEAR




Avalon

SPV/AUDIOGLOBE


Dopo l’uscita di “Mythos”, start iniziale della band in questione che riporta alla mente scenari epici caratterizzati da suoni tipicamente power-metal, la band vicentina realizza questo secondo atto registrato presso gli studi Remaster di Vicenza, quartier generale di questo concept-album che ha visto all’opera dei chitarristi, Alberto Toniolo, B.B. Nick Savio (con esperienze nei WHITE SKULL) che a tal proposito si è avvalsa del supporto del supporto logistico dell’ex singer dei BEHOLDER, Leanan Sidhe e della presenza di Chris Broderick dei JAG PANZER.
Il percorso letterario ci introduce negli scenari magici dell’isola delle fate dove tra leggende celtiche, bretoni, gaeliche, greche, per altri il luogo in cui è custodito il Sacro Grall, per altri dove trova l’eterno riposto Re Artù.
Premesso doverosamente tutto ciò “Avalon” rappresenta la prima adunanza sonica-letteraria di una narrazione epica che vedrà come personaggio principale il religioso Wolfram, impegnato in una sorta di odissea dove avrà la funzione di ricercatore indirizzato al ritrovamento della natura dei culti arcaici.
Dal punto di vista letterario la stesura dei capitoli di “Avalon” ha anche una sua importanza di ricerca anche dal punto di vista antropologico in relazione anche alla figura dell’eroe principale che assume le caratteristiche di poter richiamare alla sua attenzione le figure degli Eoni che rispondono in quanto
condannati a rimanere sulla crosta terrestre per prestare attenzione alle suppliche degli invocatori che altri non sono forme primitive dell’Eone.
Esse sono delle creature che quando invocate soccorrevano chi ne richiedeva il loro aiuto, ma di essi se ne parla anche nella letteratura eresiologica, nella dottrina gnostica valentiniana (II – IV secolo), di quella di Assionico di Antiochia.
Dopo una breve disamina dell’aspetto letterario volgiamo un rapido sguardo a quello musicale che continua il sound di “Mythos”, anche se più sostenuto e testimonianza di ciò ne sono l’opening-tk “At the gates of Avalon”, e crescono con la stesura sonora di “Purification” , “Beyonf life” dai sapori thrash metal e che per alcuni aspetti ricordano le cavalcate tipiche delle vergini di ferro, conosciute all’anagrafe musicale come IRON MAIDEN.
“Avalon” rappresenta anche un punto di partenza, forse una nuova regia musicale da parte della band? Staremo a vedere fiduciosi .



AXEL RUDI PELL




Mystica

SPV/AUDIOGLOBE


Le dieci tracce in questione, facenti parte del nuovo operato musicale del quintetto di questa recensione riporta alla mente, come avviene quando si ammira un fulmine con la sua scia esplosiva, le caratteristiche ritmiche degli anni ottanta, quindi in piena strada posta al bivio tra la NWOBHM ed altre sonorità power di molte bands che fecero classifica e che sicuramente ad anni di distanza fanno parte del credo religiosamente ricordato dai metal kids di ogni sfera geografica ed anagrafica.
Le atmosfere emanate da AXEL RUDI PELL ricordano anche quelle atmosfere tipicamente marcate USA, a volte stradaiole, street metal of course, ma anche roba tipo QUIET RIOT, tanto per citare qualche congrega del periodo ma naturalmente quanto sopra espresso non vuol essere una condanna indirizzata al gruppo, quindi non una cloni band, ma un gruppo che riesce a realizzare un qualcosa che riesce a trasmettere un impatto emotivo di non poco conto: quindi ascoltiamo in "Rock The Nation", tk strutturata su pochi ma essenziali accordi che insieme ai refrain vocali ed al resto della strumentazione emozionano ascoltandola.
Strutturare un lavoro come, questo immergendosi in atmosfere musicali di un passato glorioso, come quello degli anni ottanta non è facile come potrebbe sembrarlo, quindi bisogna apprezzare, ammirare quanto espresso dagli abili musicisti.



COLDSEED




Completion makes the tragedy

NUCLEAR BLAST/AUDIOGLOBE


Il gruppo in questione prende forma dalla volontà celebrali e creative di alcuni personaggi alquanto noti del metalrama internazionale come Iil drummer Thomen Stauch (ex-BLIND GUARDIAN e militante al momento della concezione di questo lavoro nei SAVAGE CIRCUS) e del singer Björn “Speed” Strid dei SOILWORK.
La line-up viene completata da altri "inquietanti figuri" schedati presso l'anagrafe metallara come Thorsten Praest (chitarra), Oli Holzwarth (basso, BLIND GUARDIAN, SIEGES EVEN e Paradox), Gonzalo Alfageme López (chitarra) e Mi Schüren (tastierista, BLIND GUARDIAN).
L'orientamento musicale è basato verso una sorta di crossover posto al bivio tra sonorità power & heavy ed atmosfere thrash abbastanza sostenute che a volte si miscelano con tonalità meno aggressive ma dai tratti cromatici caratterizzati da ritmie a volte decadenti.



LUCA TURILLI




The Infinite wonders of Creation

MAGIC CIRCLE MUSIC/AUDIOGLOBE


Il percorso musicale in questione si orienta verso direzioni tipicamente verso tonalità musicali sinfoniche dove si annidano cori lirici, voci senza tempo, ensemble gotici: questo l'iter dell'ascia in questione, co-compositore e co-fondatore dei RHAPSODY. Variegate sono le tematiche inserite in questo lavoro che vanno dalla lotta tra il bene ed il male, aspetti filosofici, la natura, l'universo, creamdo quindi un dettato lirico alquanto ricco di contenuti e messaggi.
Per la stesura di questo lavoro troviamo la stessa formazione che ha già lavorato nelle ulime due release e nella fattispecie il singer Olaf Hayer, il bassista Sascha Paeth, il batterista Robert Hunecke-Rizzo e la vocalist ospite Bridget Fogle.


LUCA TURILLILUCA TURILLI's DREAMQUEST




Lost Horizons

MAGIC CIRCLE MUSIC/AUDIOGLOBE


La stesura musicale in questione, troviamo un Luca Turilli impegnato in un nuovo progetto, tenuto a battesimo, proprio con questo progetto nel quale l'artista da spazio al suo virtuosismo musicale e naturalmente, non per ultimo all'esperienza accumulata negli anni.
Si tratta di un prodotto musicale che per certi aspetti rispecchia i colori dei paesaggi gotici dalle tonalità sinfoniche, ricamate dalle keyboards, in occasione di questo lavoro dallo stesso Luca Turilli, che a volte danno qualche assaggio di power metal che ben si miscela alle attitudini gotiche del percorso realizzato dall'artista in questione.



PFM - PREMIATA FORNERIA MARCONI




Dracula - OPERA ROCK

SONY BMG




Prima di entrare negli aspetti contenutistici di questo lavoro, risulta necessario fare qualche passo indietro ed idealmente sfogliare le pagine della storia musicale della musica, nella fattispecie quella rock, per evidenziare il concetto di cosa si intende per opera rock o se vogliamo anche di concepì album e che poi alla fine i due termini hanno un unico comun denominatore: quello che tutte le canzoni del lavoro musicale ruotano intorno ad un unico tema.
Le elencazioni sul tema in questione sono tante da quelle dei Beach Boys “Little Deuce Coupe” del 1963, dove si parla del mondo dell’automobile.
Nel 1966 troviamo l’estensione sonora di “Freak Out!” di Frank Zappa and the Mothers of Invation mentre l’anno troviamo “Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles, per non parlare di “Tommy” (1969) degli Who e sempre la stessa band londinese dieci anni dopo sforna “Quadrophenia”, “Darwin” (1972) del Banco del Mutuo Soccorso, “Dark Side of the Moon” (1973) dei Pink Floyd, “The Lamb Lies Down on Broadway” (1974) dei
Genesis, “Tales from Topographic Oceans” (1974) degli Yes, questa, in sintesi una breve cronologia di alcuni dei lavori in questione rientranti nella sfera d'indirizzo sopra indicata.
Premesso doverosamente tutto ciò, passiamo al lavoro strutturato in undici episodi compresa l’overture iniziale che alza il sipario sul palcoscenico musicale realizzato da Vincenzo Incenzo e musicata dalla PFM, uno dei gruppi storici italiani di musica rock più longevi, mentre lo show teatrale è stato prodotto da David Zard, autore di “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante e la “Tosca” di Lucio Dalla.
Il lavoro in questione, mancava nella discografia del gruppo, proprio la realizzazione di una opera rock appunto,è un ritornare indietro nel tempo che ha anche il merito di far tornare il gruppo in pena area ‘70’s, periodo ricco di virtuosismi e ricercatezze musicali, viste anche le geometrie emozionali e musicali che il gruppo riesce a dare con questo prodotto.
Premoli, Djivas, Mussida e Di Cioccio ci conducono attraverso le note dell’intero lavoro indietro nel tempo, dove, tra virtuosismi prog, duetti vocali affidati al binomio Mussida-Di Cioccio, regalano emozioni, fanno sognare, atmosfere di un tempo che tornano con questo eccellente prodotto ben strutturato che regala anche una superba performance di Dolcenera in “Un destino di rondine”.



DEMETRIO STRATOS
MAURO PAGANI * PAOLO TOFANI




Rock and roll Exibition

AKARMA RECORDS




Capita tra le nostre mani questo importante manifesto di artisti italiani del periodo ‘70’s e militanti in gruppi tipo AREA, PFM che molto hanno dato e non solo alla scena italiana.
Si tratta di una performance del 1978 supportata dalla famosa emittente Radio Milano Libera e l’anno successivo stampata per la famosa etichetta Cramps Records.
Il progetto blues è composto da Demetrio Stratos (voce e pianoforte), Paolo Tofani (chitarra elettrica), Mauro Pagani (armonica e violino), Walter Calloni (batteria), Fabio Donnarumma insieme a Stefano Cerri (basso elettrico), quindi quanto di meglio una formazione del periodo poteva schierare al suo interno, con tutte le caratteristiche e doti tecniche al seguito.
Un interessante live show che evidenzia al meglio tali attitudini in un viaggio indietro nel tempo che nonostante lo scorrere delle lancette dell’orologio conserva il suo fascino.




SAXON




Dogs of war

STEAMHAMMER/AUDIOGLOBE


Per una serie di situazioni questo lavoro esce dieci anni dopo ed scoltando l’opening title-track “Dogs of war” bisogna per un momento dimenticare a ciò che si era abituati nel passato, quando in piena era NWOBHM, il gruppo in questione era indirizzato a quei canoni musicali ed il primo giudizio, ascoltando tale tk, ci trova impreparati nel dare dei giudizi, visto che il sistema uditivo era abituato ad altri lidi sonori.
Ma ascoltando la successiva “Burning wheels” ritornano alla mente quelle scene della NWOBHM a cui si era abituati ed il nostro stato emozionale e di ricordi prosegue anche nella successiva “Don’t worry” che per i riffs ricorda la precedente song ed i tempi migliori di Biff & Co. Che molto hanno dato alla causa metal. Il nostro iter prosegue con “Hold on" che rispecchia aspetti del passato della band in questione, insomma possiamo dire, ascoltando anche le altre stesure musicali che tranne la prima espressione sonora di questo dodici songs che il lavoro in questione non manifesta il periodo di ibernazione a cui è stato sottoposto.
Da menzionare gli aspetti di southern boogie di "Big Twin Rolling (Coming Home)" e nel contempo anche le tonalità musicali di "The great white Buffalo" che rappresenta l'apocalittico ed impari scontro tra le popolazioni indiane dei guerrieri indiani, i Cherokee, e l'uomo bianco, le giacche blu.
Questo lavoro annovera anche due bonus track tali “The great white buffalo” e “Denim & leather” che trovano la band nella loro dimensione live.



MOONSPELL




Memorial

STEAMHAMMER/AUDIOGLOBE


I lusitani ritornano con questo interessante lavoro composto da tredici tracce comprensive di intro. Un lavoro che rappresenta, come si può evincere dalla prima traccia “Fininsterra” di un percorso ritmico ben sostenuto e ricamato da atmosfere decadenti ed a volte dalle tonalità darkeggianti. Sempre nella stessa stesura musicale si riscontrano aspetti monumentali come in “Memento mori”, un continuo crescendo di riffs proposti a cascata nella parte iniziale della sinfonia musicale in questione, veramente interessante questo intreccio musicale proposto dal gruppo portoghese che poi si intreccia con aspetti darkeggianti e nel contempo decadenti. “Blood tells!”, “Mare nostrum”, “At the image of pain” altri indicazioni positive di questo interessante lavoro.




SCAR SYMMETRY




Pitch black progress

NUCLEAR BLAST/AUDIOGLOBE


Secondo lavoro composto da undici songs realizzato dal gruppo in questione che annovera tra le sue fila un tale Jonas Kjellgren con militanza nei CARNAL FORGE. Il lavoro in questione è indirizzato verso canoni di death metal dai canoni alquanto melodici che determinano una strana combinazione musicale di suoni e gusti.





EVERGREY




Monday morning apocalypse

STEAMHAMMER/AUDIOGLOBE


Il dodici tracce in questione successore di “The inner circle” realizzato dal quintetto svedese è stato registrato ai Division One Studios nelle lande svedesi di Gothenburg sotto la visione tecnica dei produttori Sanken Sandquist e Stefan Glaumann (RAMMSTEIN, DEF LEFFARD, BON JOVI). Il suono prodotto rappresenta una miscelazione di ritmi melodici ma non per questo il lavoro in questione è da non prendere in considerazione, anzi il prodotto è ben strutturato e quindi indirizzato ai fans del genere.


SEPULTURA




Dante XXI

STEAMHAMMER/AUDIOGLOBE

























I carioca ritornano, dopo cinque anni da “Nation”, con questo concept-album, composto da 11 tkx e quattro intro, che trova il suo quartiere generale nell’opera letteraria di Dante Alighieri.
Ci troviamo idealmente a sorvolare le bolge dove, secondo la narrazione dantesca, i diavoli di Malacoda tormentano con i loro "raffi" uncinati i barattieri, funzionari corrotti del periodo, adesso condannati per l’eternità nel girone infernale invischiati per l'eternità in una melma nauseabonda.
I carioca ritornano, dopo cinque anni da “Nation”, con questo concept-album, composto da 11 tkx e quattro intro, che trova il suo quartiere generale nell’opera letteraria di Dante Alighieri.
Ci troviamo idealmente a sorvolare le bolge dove, secondo la narrazione dantesca, i diavoli di Malacoda tormentano con i loro "raffi" uncinati i barattieri, funzionari corrotti del periodo, adesso condannati per l’eternità nel girone infernale invischiati per l'eternità in una melma nauseabonda.
Questo per quanto riguarda l’aspetto letterario, mentre per quello musicale c’è da evidenziare che gli aspetti chitarristici sono ben sostenuti da Andreas Kisser come del resto tutto l’assetto componentistico della formazione in questione: Igor Cavaliera, dietro i tamburi, il quattro corde di Paolo Pinto e l’ugola deviata di Derrik Green.
Gli aspetti ritmici sono molto tribali come si può evincere nel dettato musicale dell’intero tessuto compositivo di questo nuovo lavoro, ascoltate “Dark wood of error”, “Ostia” ricamata grazie al supporto di altri strumenti musicali quali viola e fiati.
Da prendere in considerazione anche le altre espressioni musicali come “Flighting on”, “Buried words”, “Crown and miter”, “Repeating the horror” che contribuiscono ad arricchire e potenziare l’impatto ritmico di questo nuovo lavoro.
Qualche “cultore” del metalrama nazionale potrebbe anche esprimere giudizi puritani su questo prodotto musicale, magari rimpiangendo i precedenti "Arise", "Chaos A.D." e "Roots", ma anche per quelle uscite i pareri erano sempre gli stessi: costituiti da i “se”, i “però”, i “forse”, insomma discorsi da puritani “prestati” ad “addetti” all’informazione musicale.



DAVID GILMOUR




On An Island

EMI




Terzo lavoro che esce proprio il giorno del sessantesimo compleanno del solista David Gilmour (6 marzo 1946), voce e sei corde dei PINK FLOYD.
Il dieci tracce ospita nomi eccellenti della musica mondiale tra i quali i floydiani Richard Wright e Bob Klose chitarrista nella band londinese nel 1964, periodo SIGMA 6, ma anche David Crosby, Graham Nash, Phil Manzanera, B.J. Cole, questi alcuni dei nomi che hanno contribuito alla stesura di questo eccellente lavoro.
Prigionieri del tempo o residenti su di un'isola dalla folta vegetazione psichedelica che inesorabile avvolge le atmosfere musicali di questo lavoro: questo potrebbe essere il dilemma al quale ci si trova a dover rispondere, ma, forse, il quesito non necessita di averne visto l'eleganza che il dettato musicale riesce ad esprimere.
Le atmosfere ricamate rimangono uguali, inalterate nel tempo, ed ascoltando il lavoro in questione sembra di sfogliare le pagine storiche del gruppo come "Shine On You
Crazy Diamond", dove l'operato della Fender Stratocaster svolge un ruolo determinante nella stesura della traccia musicale, regalando emozioni al sistema uditivo.
Il lavoro si apre con "Castellorizon" accompagnata lungo il suo percorso da suoni di campane che aprono la strada di "On An Island" caratterizzata dalla sei corde gilmouriana ed alla inconfondibile struttura vocale dell'inossidabile David che ipnotizza l'ascolto come la stesura di una formula alchemica.
Onde che danzano lungo le rive di questa mistica isola psichedelica fuori dalle rotte della solita musicalità, poco espressiva e poco rispettosa e garbata nei confronti dell'utenza, questo lo scenario del paesaggio ritmico che David Gilmour riesce a trasmettere dalla sua isola che, in fondo è anche quella di ognuno di noi affascinato da quello che di buono ancora gira intorno e questo prodotto ne è valida testimonianza.
"The Blue" dalle tonalità alquanto rilassanti , come in “A Pocketful of Stones” e con un Richard Wright che dipinge con le keybords i colori delle atmosfere musicali ineriti in questa traccia alquanto delicata e da sogno che continua con "Take A Breath" che riporta alla mente i primi lavori dei PINK FLOYD, vedi la ritmia che accompagna la struttura della song.
Un fascio di luce illumina la notte è la strumentale "Red Sky At Night" le cui espressioni musicali elaborate da Gilmour al sax fanno da testa di ponte alla successiva "This Heaven" che assume quei ritmi cari alla fabbrica musicale pinkfloydiana così come in "Then I Close My Eyes" una dolce sequenza di suoni ed immagini che l'artista ci regala con questo collage di emozioni e ritmi che continuano con "Smile", "A Pocketful Of Stones", conclude questo eccellente lavoro "Where We Start" .




THREAT SIGNAL




Under Reprisal

NUCLEAR BLAST/AUDIOGLOBE


Esordio discografico per il quintetto canadese di Hamilton, Ontario che con questo undici tracce indirizzato ad un death metal dalle tonalità melodiche ma che nel contempo si rifà ad atmosfere care a gruppi del calibro SOILWORK, FEAR FACTORY, MESHUGGAH.
Il segnale musicale espresso dalla band in questione è abbastanza forte, diretto, intenso, determinato, elementi questi che messi insieme alle aggressive note creano una miscela esplosiva.
Un lavoro posto al bivio tra la vecchia scuola thrash e gli aspetti melodici ed armoniosi delle band sopra citate.


GOTTHARD




Made in Switzzerland Live in Zurich

NUCLEAR BLAST/AUDIOGLOBE


La performance dello scorso mese di dicembre viene tradotta in questa produzione ben curata nei minimi termini dalla band in questione che attraverso il tracciato musicale delle diciassette songs una struttura ritmica tipicamente hard rock.


MÖTLEY CRÜE




Carnival Of Sins - Live

STEAMHAMMER/AUDIOGLOBE


Il quartetto losangeleno nella classica line-up regala ai fans un doppio lavoro che rappresenta il percorso musicale ed artistico della glam rock band sin dai tempi dell'uscita di "Too Fast for Love" si era nel 1981. Ma la storia della band continua attraverso le note delle varie tkx che si susseguono in questo doppio live-act da "Shout At The Devil", "Too Fast For Love", "Wild Side" a "Dr. Feelgood" per non parlare delle cover di "Helter Skelter" e "Anarchy in The Uk" due anthems di diversa concezione musicale ed anche periodo storico ma che MC riescono ad animare e personalizzare e far divertire i fans. Un lavoro che merita fiducia e quindi l'ascolto ... il messaggio crediamo sia chiaro !!!

MANDRAX




cuttuttirrobbiammaari Rock

VIDEORADIO


La band reggina realizza questo quattro tracce che sarà da apripista al primo album del gruppo composto da dodici songs.
MANDRAX rappresenta, forse l'unico esempio dei sopravvissuti dell'underground reggino: loro hanno tenuto duro, hanno resistito ed adesso eccoli ancora presenti a calcare la scena non solo locale.
Quattro quindi i pezzi del prodotto "Vola" , "Pomeriggio ore 6" , famoso anthem dei fratelli Gibb e poi proposto in versione italiana dal gruppo beat emiliano dell'Equipe '84 di Maurizio Vandelli.
Seguono "Vado al mare" che oltre alla versione musicale vi è anche quella video e conclude "Unica".
Le considerazioni che si possono fare ascoltando le canzoni in questione sono incoraggianti, visto anche che la band prossimamente inciderà un intero lavoro tanto da convincere i tipi della casa discografica milanese.
Il suono è quello tipico cui i MANDRAX sono devoti e collocabile storicamente tra gli anni sessanta e quelli settanta, un nome su tutto i ROLLING STONES cui la band reggina è devota, ma naturalmente c'è da sottolineare che non è una clone band.
Il prodotto in questione è ben curato così come i suoni e la veste grafica.
 
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